A. In principio era l'estate.

“E nei ricordi abbacinanti di una certa stagione

i cui giorni parevan eterni come la luce d’estate”,

scrisse mia nonna in un pomeriggio di Novembre di alcuni lustri fa.

Di primavere, oggi, ne ha cento quattro e quella frase, letta ad otto anni, divenne in me indelebile.

Decisi di iniziare un lavoro su di lei e sul legame che intercorre tra un uomo di trent’anni ed una donna di cento. Volevo sapere e capire cosa la mantenesse viva, cosa nella sua memoria pulsasse ancora al punto da schiarire le sue giornate invernali, e, poichè la comunicazione tra di noi si faceva sempre più difficile, decisi di partire da quelle parole lette anni fa, àncora di salvezza per non perdersi nell’oceano della vecchiaia.

Scoprii che il nostro è un legame percepito. La sua memoria è ormai offuscata, i ricordi impalpabili, il tempo presente si svuota di senso anche se un giorno nuovo è oro, o forse no, diventa dramma. Pensavo. Volevo capire che importanza, per lei, avesse il tempo.

Per sentirla più vicina ho provato a raccontare la nostra estate, vista, a distanza di anni, da una stessa prospettiva. Non so cosa la mantenga in vita a cento quattro anni, ammiro la sua forza e mi piace pensare che quel ricordo, abbacinante, l’abbia resa invincibile.

©Iacopo Pasqui

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